San Marco 1: l’Italia e la corsa allo Spazio

Il 16 dicembre è il giorno scelto per festeggiare la Giornata Nazionale dello Spazio, istituita il 14 ottobre 2021 con una Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri e voluta dal Ministro con delega alle attività spaziali e aerospaziali Vittorio Colao con l’obbiettivo di sensibilizzare e festeggiare il settore spaziale italiano e i suoi traguardi. Non è un caso sia stata scelta come data proprio il 16 dicembre: si tratta infatti di un omaggio al lancio del Satellite San Marco 1 (primo satellite artificiale italiano) avvenuto il 15 dicembre 1964 dalla base della Nasa di Wallops Island, sulla costa orientale degli Stati Uniti (precisamente alle ore 21:24 italiane). Da quel giorno sono passati ormai 58 anni, un giorno che però ha segnato la storia (non soltanto del nostro paese!) dato che l’Italia, con il lancio del 15 dicembre 1964, è diventata la terza nazione al mondo dopo Unione Sovietica e Stati Uniti ad aver portato in orbita un proprio satellite.

Il sogno fu trasformato in realtà da Luigi Broglio. Infatti, anche se il razzo e la base erano americani, a schiacciare il pulsante e a governare la partenza sono stati i nostri ingegneri addestrati per un piano ambizioso. Non è molto risaputo ma, ancor prima che nascesse l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), questo gruppo di ingegneri guidati appunto dall’Ing. Broglio, riuscì nell’impresa di progettare, realizzare e spedire in orbita ben 5 satelliti. Per fare ciò, il team del CRA (Centro di Ricerca Aerospaziale, oggi C.d.R. Progetto San Marco), fu inviato alla NASA dove imparò a prendere familiarità con i lanciatori Scout ed eseguire i primi test di prova con dei razzi Shutup messi a disposizione dalla agenzia spaziale americana, a cui seguì il lancio del San Marco 1 attraverso un vettore Scout X4. Questo progetto lancia l’astronautica italiana e alla sua conclusione fu infatti fondata l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana). L’obiettivo di San Marco 1, una piccola sfera di 66 cm di diametro per almeno 115 kg di massa, era lo studio dell’alta atmosfera terrestre, misurandone la curva di densità fra i 180 e 350 km (con una precisione mai raggiunta prima attraverso uno strumento scientifico di bordo chiamato Bilancia Broglio), la temperatura degli elettroni della ionosfera e gli effetti di distorsione dovuti alla ionosfera su trasmissioni a lunga distanza. Il satellite venne realizzato nel Centro ricerche aerospaziali dell’Università di Roma e fu il frutto della competenza tecnica accademica associata alla lungimiranza dell’Aeronautica Militare Italiana, due istituzioni che trovarono la loro sintesi essenziale nella figura di Broglio.

I lanci successivi furono eseguiti in piena autonomia dalla piattaforma oceanica San Marco dislocata in acquee internazionali nell’Oceano Indiano, a 32 km a nord di Malindi nei pressi delle coste del Kenya.

Il San Marco 2, lanciato il 26 aprile 1967 (perigeo, 218,46 km; apogeo, 748,91 km) restò in orbita per 171 giorni per un totale di 2680 orbite giri completi intorno alla Terra, effettuando una serie di esperimenti sulla densità dell’aria e sulla ionosfera. Per il terzo satellite italiano, San Marco 3, bisognò attendere il 24 aprile 1971. Aveva bordo una versione avanzata della bilancia di Broglio integrata con due sperimentazioni progettate dalla NASA, e permise di ottenere misure molto accurate della temperatura dell’atmosfera tra 200 e 400 km di altezza; restò in orbita per 219 giorni, con perigeo e apogeo iniziali di 213,4 e 717,7 km. Un’esperienza replicata dal San Marco 4, lanciato il 18 febbraio 1974. Il quinto e ultimo satellite della serie San Marco (San Marco D/L Spacecraft) fu lanciato il 25 marzo 1988 da un razzo Scout e messo in un’orbita ellittica con perigeo di 263 km e apogeo di 615 km, per lo studio della relazione tra l’attività solare e i fenomeni che si verificano al confine tra termosfera e ionosfera. Il satellite, che rientrò in atmosfera il 6 dicembre 1988 dopo 255 giorni di volo, chiuse anche l’attività di lancio del poligono San Marco.

La particolarità di questa piattaforma di lancio è di trovarsi quasi sull’equatore, permettendo ai lanciatori di risparmiare un po’ di propellente e rendendo i lanci più convenienti. Oltre al lancio dei satelliti del Progetto San Marco, il centro spaziale ha ospitato i lanci di alcuni dei satelliti statunitensi come Explorer 42, 45, 48 ed altri come l’Ariel 5, per un totale di 20 lanci. È anche la prima piattaforma oceanica ad ospitare un lancio orbitale di un satellite (San Marco 2).

Dalla conclusione del Progetto, il centro spaziale viene per lo più usato con lo scopo di fornire supporto per il controllo in orbita e la ricezione di telemetria di satelliti e vettori.

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